Ruote d'Italia: "sugli aiuti europei occorre essere attivi ma attenti"
Dopo quattro giorni di duro negoziato i leader europei hanno trovato un accordo dando il via libera al NEXT GENERATION EU, uno strumento che segna un passo importate verso una maggiore integrazione in Europa. E’ mia convinzione che senza la leadership della cancelliera Merkel e il ritrovato asse franco – tedesco l’accordo non ci sarebbe stato. Il Presidente Conte è stato abile a schierarsi da subito con i Paesi forti trascinando con se anche la Spagna. Per un giudizio definito e completo di quanto deciso a Bruxelles occorrerà, tuttavia, conoscere nei dettagli i documenti che verranno pubblicati nei prossimi mesi. Fin d’ora si può dire che l’accodo raggiunto nelle intenzioni è positivo e che l’Italia non ne esce male dalla trattativa.Il nostro Paese dovrebbe ricevere 209 MDI a partire dal secondo semestre 2021 ,una cifra superiore a quella proposta dalla Commissione in un primo momento ( 150 – 170 MDI) . I trasferimenti a fondo perduto restano attorno a 80 MDI mentre aumentano i prestiti agevolati, ma le verifiche ci saranno.
Sull’altro punto sollevato con forza sempre dai Paesi Frugali, e cioè il processo decisionale relativo alla erogazione delle risorse, si è riusciti ad evitare (FORSE) il pericolo dell’approvazione all’unanimità che avrebbe consentito a un singolo Paese di bloccare tutto. L’accordo prevede che i singoli Paesi dovranno presentare programmi precisi e puntuali di utilizzo dei fondi. Il Consiglio Europeo (quindi il livello politico) li potrà approvare su proposta della Commissione con una maggioranza qualificata. Parte dei fondi verrebbero erogati subito il resto a rate via via che gli obiettivi saranno raggiunti. Chi decide se lo saranno ? questo è il vero nodo, a mio avviso.
La Commissione, sentito il parere del Comitato Economico Finanziario (CEF), l’organo tecnico cioè che assiste l’Ecofin, e il Consiglio dei Ministri delle Finanze. E basta? Laddove non fosse possibile raggiungere un parere comune nel CEF, un Paese potrebbe richiedere la convocazione del Consiglio Europeo che dovrebbe esprimere la propria opinione ( questo il famoso freno di emergenza di cui hanno parlato i giornali ). In questo caso occorrerà verificare se funzionerà il sistema della minoranza di blocco di un solo Stato o se si richiederà che i Paesi negativi almeno rappresentino il35% della popolazione europea. I soldi per finanziare il Recovery Fund saranno presi a prestito sul mercato mondiale ed è la prima volta che ci sarà una emissione di titoli europei per finanziare investimenti e spese nei singoli Paesi della Ue. Speriamo sia l’inizio di una vera svolta epocale! Avremo gli Eurobond per tanti anni reclamati? Essere a fianco di Berlino e Parigi fra i vincitori del duello sul Recovery Fund comporta però grandi responsabilità per l’Italia.
Siamo il Paese che avrà più aiuti e più prestiti. Per questo da come li gestiremmo dipenderà in buona parte la credibilità dell’intera operazione di sostegno e di salvataggio dell’economia europea . Il premier Conte in Parlamento ha parlato di vittoria dell’Italia intera, ha rivendicato il merito per i risultato conseguito, ha annunciato la costituzione di una Task Force per la gestione dei fondi. Le forze politiche non sembrano tuttavia tutte sulla stessa linea. Vi sono i diffidenti ed i fiduciosi. Il premier Conte ha la possibilità di essere protagonista del rilancio dell’Italia e dell’Europa a condizione di affidarsi meno alla comunicazione e di affrontare i nodi veri che da anni fanno dell’Italia il Paese in Europa con la minore competitività ( siamo davanti solo alla Grecia). Dovrebbe accelerare, ad esempio, la notifica del programma di investimenti. Iil testo del PNR approvato dal Consiglio dei Ministri è apparso a tutti un documento generico e privo di chiari obiettivi da conseguire. Inoltre non ha aiutato il recupero di competitività aver speso in questi due ultimi anni MDI di euro per il reddito di cittadinanza e per quota 100.
Non aiuta, in questa prospettiva , anche che il governo di un Paese, con il debito pubblico più pesante d’Europa, abbia deciso di bruciare altri tre MDI per l’Alitalia, che abbia mobilitato 4 MDI di euro della Cassa Depositi e Prestiti solo per realizzare “l’operazione Autostrade” o che continui a versare soldi cospicui nel pozzo senza fondo dell’Ilva. Non è sfuggito che la Commissione Europa ha aggiornato al ribasso le sue stime sul PIL prevedendo per il 2020 una caduta in Italia dell’11,2%, dato che supera in negativo quello di tutti gli altri Paesi Europei.
Il premier Conte dovrebbe inoltre dire qualcosa di più, considerata la pesante situazione del nostro debito pubblico, sulle riforme che l’U.E. chiede nei settori della giustizia, della pubblica amministrazione. Restano quindi delle incertezze. Non basta la comunicazione; occorre capacità nel tradurre gli annunci in fatti concreti.
Paolo Uggè