Partite Iva: si lavora alla riforma, ma i tempi sono stretti
L'obiettivo è di superare il sistema di saldi e acconti sostituendolo con un nuovo meccanismo di pagamenti più diluiti nel corso dell'anno, magari mensili.
Corsa contro il tempo per avviare, già da gennaio 2021, la riforma del fisco per le partite Iva, superando il sistema di saldi e acconti sostituito da un nuovo meccanismo di pagamenti più diluiti nel corso dell'anno, magari mensili. Ma le incognite da risolvere in pochi mesi, di qui alla manovra d'autunno, sono molte e vanno dalla definizione della base imponibile per 4 milioni di autonomi, all'utilizzo dei dati necessari, molti di più di quelli già disponibili con la fattura elettronica.
La proposta del direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, raccoglie il favore di tutta la maggioranza, anche di Leu: "offre spunti interessanti" dice il sottosegretario al Mef Cecilia Guerra, sottolineando però che per dare un giudizio compiuto bisognerà vedere "la concreta articolazione" del progetto, sul quale comunque sia a via XX Settembre sia all'Agenzia si lavora a ritmi serrati. Il nodo dei dati, delle piattaforme informatiche da implementare e del necessario confronto con il Garante per la Privacy è uno di quelli ancora da sciogliere. Altro punto 'dolente' la definizione della base imponibile e del trattamento da riservare ad esempio agli ammortamenti o agli interessi passivi. Il modello da cui partire dovrebbe comunque essere il regime semplificato per le partite Iva. Ma una volta raggiunta la quadra 'tecnica' servirà un passaggio politico per raccogliere l'effettivo sostegno di tutta la maggioranza.
Anche la riforma dell'Irpef continua a essere in cima alle ipotesi di lavoro, con uno specifico gruppo tecnico che se ne sta occupando, e anche in questo caso ancora manca la quadra politica. Possibile anche che per il prossimo anno si parta dal mondo degli autonomi, dei professionisti e delle partite Iva, con un percorso più graduale per arrivare alla riforma complessiva. Di sicuro si procederà con l'assegno unico per i figli, con la delega alle battute finali in Parlamento: su questo fronte lo scoglio principale da superare sarà quello delle risorse. Per concretizzare il disegno di un assegno universale di almeno 200-250 euro al mese, di cui beneficeranno tutte le famiglie con figli in base all'Isee, e che potrebbe superare anche la maggiore età ed essere dato anche direttamente ai ragazzi fino ai 21 anni, non basterà il mero riordino degli attuali sostegni alla famiglia, dalle detrazioni per i figli a carico agli assegni familiari, fino ai vari bonus (nascita, bebè, asilo nido). Le risorse per i bonus confluiranno in un fondo unico a partire dal 2021, come previsto con l'ultima manovra, che andrà però alimentato con altri finanziamenti – si è parlato di almeno 4 miliardi – per arrivare al risultato.