MIC – Misery Index Confcommercio: una valutazione macroeconomica del disagio sociale
- A maggio l’indice di disagio sociale si attesta a 39,8 (-0,7 punti su aprile)
- La disoccupazione estesa si attesta al 31,5%
- I prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto risultano invariati su base annua
- Permangono condizioni molto difficili sul mercato del lavoro, che rischiano di aggravarsi in autunno
103/2020
Roma, 8.7.2020
Il MIC di maggio 2020 si è attestato su un valore stimato di 39,8. L’area del disagio sociale si conferma ai massimi da quando viene elaborato l’indicatore. Gran parte si concentra tra coloro che pur avendo ancora ufficialmente un lavoro si trovano a vivere condizioni di grande difficoltà, in considerazione di una ripresa dell’attività produttiva graduale che mantiene ai minimi le ore lavorate. Il ricorso massiccio alla cassa integrazione ed ai fondi di solidarietà sta per il momento sostenendo i redditi dei lavoratori che operano in imprese di minori dimensioni e in settori tradizionalmente esclusi dagli ammortizzatori sociali. Situazione che non potrà protrarsi a lungo, vista anche la difficoltà per molte di queste imprese, soprattutto del turismo, di tornare a livelli di attività accettabili ed idonei a garantirne la sopravvivenza. Il rischio di un autunno molto difficile sul versante dell’occupazione non deve essere sottovalutato.
A maggio il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato al 7,8%, in aumento di 1,2 punti percentuali su aprile, in seguito al ritorno sul mercato del lavoro di parte degli inattivi (+307mila unità le persone in cerca di occupazione sul base mensile). Includendo una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, la situazione si conferma ancora una volta meno favorevole. Nonostante le progressive riaperture sono ancora numerose le persone che vivono una situazione di forzata riduzione dell’orario di lavoro, elemento che porta il tasso di disoccupazione corretto al 10,7%, in aumento su aprile. Nonostante il ritorno sul mercato del lavoro di una parte di coloro che nei mesi di marzo ed aprile erano stati costretti ad una forzata inattività il numero di scoraggiati si conferma su livelli storicamente elevati.
A maggio 2020 le ore autorizzate di CIG si sono attestate su di un valore di prossimo a 473 milioni di ore a cui si associano oltre 398 milioni di ore per assegni erogati da fondi di solidarietà. Di queste 871 milioni di ore oltre 849 avevano causale Covid-19, dato sostanzialmente in linea con quanto rilevato ad aprile. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a oltre 4,4 milioni di unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha portato il tasso di disoccupazione esteso al 31,5% in linea con il dato di aprile (tab. 1).
Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono risultati invariati su base annua, in deciso rallentamento rispetto allo 0,8% di aprile.
La figura 1 mostra le due componenti del MIC (in rosso l’inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto ed in blu la disoccupazione estesa), mentre l’ingrandimento riporta l’andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi dieci mesi.
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Nota tecnica sul calcolo del Misery Index Confcommercio (MIC)
Il Misery Index (MI) tradizionale è dato dalla somma di tasso di disoccupazione e tasso d’inflazione. I pesi assegnati sono identici e pari a 1.
Il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere influenzano in modo più diretto la percezione dell’inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) sul potere d’acquisto.
Studi scientifici (si veda Di Tella, MacCulloch ed Oswald, 2001), hanno dimostrato come il costo della disoccupazione in termini di soddisfazione di vita sia superiore a quello dell’inflazione. Ricerche sociali evidenziano come la prima preoccupazione dei cittadini sia la questione del lavoro, e quindi la paura della disoccupazione. Il Misery Index tradizionale, che assegna pesi uguali ai due mali, tende, dunque, a sottostimare i costi economici, psicologici e sociali – diretti ed indiretti – della disoccupazione. Il MIC assegna pesi diversi alle due componenti, disoccupazione ed inflazione, rispettivamente 1,2647 e 0,7353. La quantificazione dei due pesi adottata si basa sulla regressione 1 della Tabella 2 contenuta in Becchetti, Castriota e Giuntella (2010), in cui si stima che, per lasciare indifferente un cittadino medio europeo, l’aumento di un punto di disoccupazione deve essere compensato da una diminuzione di 1,72 punti di inflazione. Di conseguenza, i pesi della disoccupazione e dell’inflazione valgono, rispettivamente, (1,72/2,72)x2=1,2647 e (1/2,72)x2=0,7353. I pesi sono moltiplicati per due in modo da lasciare la loro somma uguale a due per consentire una lettura non ambigua dei risultati (anche nel calcolo del Misery Index tradizionale la somma dei pesi è pari a due).
A differenza del Misery Index tradizionale nel MIC viene calcolata una versione più estesa della disoccupazione. Al numeratore del tasso di disoccupazione esteso compaiono parte dei sottoccupati, gli scoraggiati, come definiti più sotto, e i cassaintegrati equivalenti a zero ore. Questo concetto si esemplifica facilmente: se le ore di cassa integrazione sono otto in un giorno, quattro per una persona e quattro per un’altra persona, i cassaintegrati equivalenti sono pari a uno dal momento che un dipendente a tempo pieno lavora otto ore. In questa nuova metrica del MIC si è scelto, facendo anche riferimento a studi internazionali (si veda Sorrentino, 1995; OECD, 1995; Martin, 1994), di considerare solo parzialmente occupati alcuni dei lavoratori in part time involontario. All’interno di questo aggregato si è scelto di inserire una quota dei sottoccupati – persone che lavorano part time ma che vorrebbero lavorare un numero maggiore di ore e dichiarano di essere disponibili a lavorare più ore entro le due settimane successive – tra i disoccupati. Sulla base della distribuzione degli occupati per ore lavorate si è calcolato il rapporto tra le ore lavorate da coloro che lavorano settimanalmente tra le 2 e le 20 ore e la media delle ore lavorate per occupato. Sulla base di questo rapporto, circa il 40% è stato mantenuto tra gli occupati, mentre il 60% circa è confluito tra i disoccupati. Gli scoraggiati correggono anche il denominatore, estendendo il concetto tradizionale di forze di lavoro a coloro che hanno svolto l’ultima azione di ricerca da due a tre mesi fa e che, quindi, sono più facilmente assimilabili ai disoccupati che agli inattivi; i sottoccupati e i cassaintegrati equivalenti non compaiono al denominatore perché già conteggiati tra gli occupati dall’ISTAT.
Il tasso di disoccupazione esteso è il termine in parentesi quadra a destra nella seguente formula:
MIC=0,7353 × (infl. AF) + 1,2647 × [(disocc. + sottoccupati + scoraggiati+ CIG)/(occ.+disocc.+scoraggiati.) × 100]
Di seguito la descrizione delle singole variabili e le fonti:
- Tasso di inflazione dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto: dati mensili di fonte ISTAT, variazione tendenziale;
- Tasso di disoccupazione, occupati e disoccupati: dati mensili destagionalizzati di fonte ISTAT;
- Sottoccupati: dati trimestrali di fonte ISTAT mensilizzati e destagionalizzati con TRAMO-SEATS;
- Ore CIG: dati mensili INPS sulle ore effettivamente utilizzate (tiraggio, confronti omogenei); tale stima costituisce un’approssimazione dal momento che le comunicazioni delle aziende all’INPS non sono sempre contestuali al periodo di fruizione del sussidio da parte del lavoratore. I dati sono destagionalizzati con TRAMO-SEATS;
- CIG: numero di CIG-teste, calcolate dividendo le Ore CIG utilizzate per 2000 ore annue (166,6 al mese);
- Scoraggiati: sottoinsieme di inattivi che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle prossime due settimane e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell’intervista. Dati trimestrali di fonte ISTAT mensilizzati e destagionalizzati con TRAMO-SEATS.
Per il presente numero
- I dati sulle ore di CIG effettivamente utilizzate sono stati destagionalizzati e, per gli ultimi due mesi, stimati con TRAMO-SEATS;
- I dati sui sottoccupati e sugli scoraggiati per gli ultimi due mesi sono stimati applicando ai dati trimestrali un modello di previsione che tenga conto delle ciclicità stagionali (le elaborazioni sono state effettuate con TRAMO-SEATS). La previsione è stata poi mensilizzata.
Riferimenti
- Becchetti L., Castriota S., Giuntella O. (2010), “The Effects of Age and Job Protection on the Welfare Costs of Inflation and Unemployment”, European Journal of Political Economy, Vol. 26, pp. 137-146.
- Di Tella R., MacCulloch R., Oswald A. (2001), “Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness”, American Economic Review, Vol. 91, pp. 335-341.
- Constance Sorrentino (1995), “International Unemployment Indicators, 1983-93”, Monthly labor review, U.S. Department of Labor, Bureau of Labor Statistics.
- OECD Employment OUTLOOK (1995) “Supplementary measures of labour market slack an analysis of discouraged and involuntary part-time workers”, Chapter 2.
- John P. Martin (1994) "The extent of high unemployment in OECD countries," Proceedings – Economic Policy Symposium – Jackson Hole, Federal Reserve Bank of Kansas City, issue Jan, pages 5-48.