Fiavet: “posti vicini sugli aerei ma non sui treni: la salute non è la stessa?”
“Giovedì 6 agosto ci sarà un’importante riunione al Mit per discutere dell’entrata in Fase 3 per i treni ad alta velocità e Fiavet esprime fin da ora la sua decisa contrarietà al freno posto dal Ministero della Salute”.
La presidente di Fiavet, Ivana Jelinic, è chiara in merito all’ordinanza emanata dal ministro Roberto Speranza, nella quale sono state lasciate in vigore le regole di sicurezza applicate finora, confermando l’obbligo del distanziamento di almeno un metro e impedendo, di fatto, l’avvio della Fase 3, con occupazione al 100% dei posti sui treni, stabilita precedentemente. Questo significa che i treni ad alta velocità sono tornati a rispettare la regola dei sedili alternati e non potranno occupare tutti i posti.
“Il ministro sostiene che non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione che vige nei luoghi chiusi, ma non capiamo perché questo distanziamento che è stato superato per chi viaggia in aereo, non sia superabile per chi viaggia in treno, soprattutto in un anno come questo, dove quasi nessuno potrà spostarsi fuori dall’Italia per rotte di lungo raggio”, afferma la presidente di Fiavet. “Una infelice distinzione nei trasporti – prosegue Jelinic – anche perché l’ordinanza ha creato moltissima confusione tra i passeggeri in partenza nel momento culmine dell’estate”. Le società hanno mandato una mail ai passeggeri informandoli sul 50% dei posti da occupare a scacchiera, mentre molti treni sono stati soppressi perché si viaggia solo con convogli più lunghi, le stazioni si sono affollate ed è ripartito il teatrino delle riprenotazioni dei viaggi annullati e dei rimborsi.
“Il principio deve essere unico se si tratta di salute: se è possibile viaggiare in aereo senza distanziamento sociale dovrebbe essere possibile farlo anche sui treni. Questo tipo di discrepanze – conclude la presidente di Fiavet – ingenera ancora più confusione e non se ne coglie il senso, soprattutto in un momento in cui il turismo è in uno stato di sofferenza non più tollerabile e riconosciuto dallo stesso Governo”.