Copia privata: in arrivo le nuove tariffe per un fenomeno inesistente
Andec sottolinea "un evidente ed ingiustificato aggravio dei costi motivati da un fenomeno praticamente scomparso nelle abitudini del consumatore italiano".
Con un surreale comunicato stampa, scarno e impreciso, pubblicato la sera di venerdì 26 giugno sul proprio sito istituzionale, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha reso noto che è stato firmato il nuovo decreto che determina i compensi per la copia privata di opere protette dal diritto d’autore e riproduce il testo dell’allegato tecnico contenente le nuove tariffe.
Nel comunicato, che tace circa tempi di pubblicazione e di entrata in vigore del provvedimento, il Ministero afferma testualmente: “Come annunciato nelle scorse settimane dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, il provvedimento non prevede incrementi”.
Per Andec “non si capisce il senso di una tale affermazione, che suona beffarda per produttori e importatori di decoder televisivi, smartphone, smartwatch e fitness tracker, solo per fare qualche esempio, i cui prodotti subiscono un evidente ed ingiustificato aggravio dei costi motivati da un fenomeno, la ‘copia privata’ appunto, che semplicemente è praticamente scomparso nelle abitudini del consumatore italiano grazie allo sviluppo della tecnologia per la fruizione di contenuti”.
Il senso dell’affermazione ministeriale, però, è probabilmente chiarito dal seguito del comunicato, dove si legge che "Il provvedimento contempera l’esigenza di assicurare la giusta remunerazione dell’attività creativa e artistica degli autori, interpreti, esecutori e produttori con un’adeguata tutela giuridica dei diritti di proprietà intellettuale e la necessità di un’incidenza proporzionata e ragionevole del meccanismo di prelievo alla fonte destinato ad alimentare tale compenso”. In sostanza, non ha importanza che la copia privata non esista più: ciò che conta è reperire risorse attingendo ad un meccanismo di prelievo destinato ad alimentarle.
Andec “ribadisce con forza la propria posizione: non ha senso continuare a gravare le imprese del comparto tecnologico con un prelievo ingiustificato ed irrazionale. Occorre mettere mano alla norma di legge che disciplina la materia e individuare nuovi e diversi meccanismi di remunerazione del diritto d’autore, senza continuare a scaricare sui settori dell’elettronica di consumo, dell’Ict e dell’orologeria gli oneri destinati a finanziare la Siae e (parzialmente) i produttori dei contenuti: in questo modo si penalizza in misura sproporzionata un mercato per compensarne un altro così come si continua a penalizzare le imprese italiane che operano nella legalità, le quali continueranno a subire la concorrenza sleale di coloro che evadono gli obblighi di legge, con particolare riguardo al canale e-commerce gestito da operatori esteri spregiudicati e difficilmente controllabili”.