CONFCOMMERCIO SICILIA HA PRESENTATO RICORSO AL TAR AVVERSO LE VALUTAZIONI DEL MINISTERO DELLA SALUTE CHE HANNO DECRETATO LA ZONA ARANCIONE NELL’ISOLA
Confcommercio Sicilia ha presentato ricorso al Tar avverso le valutazioni del ministero della Salute, controinteressando anche la presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Sicilia, la Regione Campania e la Regione Puglia, che hanno di fatto decretato la zona arancione nell’isola. Con il ricorso, infatti, si vuole impugnare l’ordinanza 4 novembre 2020 emessa dal ministro della Salute e avente per oggetto “Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 (20A06144)” nella parte in cui dispone l’applicabilità dell’art. 2 del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) 3 novembre 2020 alla Regione Siciliana con conseguente sospensione delle attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), nonché tutti gli atti anche non conosciuti presupposti, successivi ed anche indirettamente connessi all’ordinanza sopra indicata. Tra i motivi del ricorso, “eccesso di potere per ingiustizia manifesta, irragionevolezza, travisamento dei fatti e disparità di trattamento”. Il ricorso tende ad ottenere una pronuncia di illegittimità dell’ordinanza del 4 novembre del Ministero della Salute, in quanto, collocando la Sicilia nello scenario di tipo 3, ha posto in essere una decisione manifestamente ingiusta, irragionevole, basata su dati non resi pubblici e/o comunque su dati non correttamente interpretati e che, in definitiva, ha portato ad una ingiusta ed ingiustificata disparità di trattamento delle imprese siciliane rispetto a quelle delle altre regioni. “Come ricorrenti – sottolinea il presidente vicario Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – non contestiamo l’esigenza di introdurre misure di contenimento del rischio epidemico, né chiediamo alcun risarcimento del danno, ma rivendichiamo la tutela del legittimo interesse a che l’azione del ministero sia esercitata in maniera corretta, coerente e non discriminatoria, nonché la tutela del diritto costituzionale alla libertà di iniziativa economica, seppur sottoposto alle medesime restrizioni delle imprese degli altri territori in zona gialla”. Nel ricorso si evidenzia che “i parametri di legge non possono dirsi rispettati dall’ordinanza che si impugna, in quanto alla luce dei dati che si è in precedenza evidenziato la concreta situazione di fatto che si tratta di fronteggiare non giustifica l’individuazione della Sicilia tra le regioni che si collocano in uno «scenario di tipo 3» con un livello di rischio «alto», con conseguente sospensione delle attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie). L’ordinanza ministeriale appalesa una contraddittorietà e una disparità di trattamento, con gli inevitabili precipitati in punto di rispetto dei principi di eguaglianza (art. 3 Cost.) e imparzialità (art. 97 Cost.)”. Viene chiesto, quindi, che si sospendano gli effetti dell’ordinanza. “Ci piace sottolineare – afferma Manenti – che non vogliamo essere a tutti i costi zona gialla e non stiamo contestando le misure di contenimento. Però è indispensabile fare chiarezza. Questo è lo spirito del ricorso. Ci vogliono fatti e non parole. Sollecitiamo certezza sui dati e sulle procedure utilizzati. D’altro canto, se noi chiudiamo le nostre attività e fuori continuano ad esserci occasioni di assembramento lungo le vie e nelle piazze, allora i provvedimenti risultano vani”.
Ufficio stampa
Giorgio Liuzzo