Assomusica e Agis: "c'è voglia di spettacoli dal vivo, ma prevedibile una flessione di spettatori nei primi mesi"
Più ottimisti rispetto all’Inghilterra, senza significative differenze fra regioni, attenti a limitare il contagio (e ciò fa temere una flessione al botteghino, soprattutto nei primi mesi di riapertura) ma desiderosi, e molto, di riapplaudire gli spettacoli dal vivo, a partire dai più giovani: così appaiono gli spettatori italiani dopo il Covid19, secondo quanto emerge dalla ricerca “After the interval – Dopo l’intervallo” svolta fra il 27 maggio e il 19 giugno 2020. I risultati del lavoro sono stati diffusi in conferenza stampa – il 26 giugno – dai promotori della ricerca: il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in partnership con la società inglese Indigo e in collaborazione con Assomusica e Agis.
Tutti gli indicatori nella ricerca italiana rivelano maggiore positività da parte del pubblico: se si guarda con soddisfazione al 96% di spettatori che dichiarano di aver sentito la mancanza degli eventi dal vivo (il 93% in Inghilterra), è incoraggiante notare come il 30,5% di loro stia già comprando – o pensi di comprare a breve – biglietti per spettacoli (nel Regno Unito lo fa il 17%). È molto interessante anche notare come gli indici positivi non si discostino significativamente di regione in regione, e come addirittura la Lombardia – che ha sofferto in modo violento l’emergenza, ed è ben rappresentata nella ricerca (il 30% delle risposte proviene da questa regione) – mostri indicatori coerenti al resto d’Italia.
Dallo studio emergono necessariamente delle problematicità relative al futuro degli eventi dal vivo: è chiaro ad esempio che spettatori appartenenti alle fasce d’età più giovani ritorneranno nei luoghi di spettacolo con maggior fiducia e nell’immediato, mentre appaiono più preoccupati gli spettatori di fascia matura. Fra questi, si evidenzia una parte che attenderà a lungo prima di prenotare per nuovi eventi (il 24% attenderà 3-4 mesi, il 18% addirittura fino a 6 mesi): dato che suscita non poca apprensione negli organizzatori e nei teatri, i quali ipotizzano – soprattutto nei primi mesi di riapertura – di poter subire una flessione nella presenza di pubblico pari anche al 20-25%.
Il presidente di Assomusica, Vincenzo Spera, ha apprezzato i risultati della ricerca. “con grande soddisfazione, ancora una volta – ha affermato Spera – Assomusica ha avviato una positiva collaborazione con una serie di soggetti diversi che fanno parte del settore dello spettacolo dal vivo, a dimostrazione che le sinergie rappresentano un elemento fondamentale per costruire il nostro futuro. Ed è proprio volgendo lo sguardo al futuro che i dati emersi dal sondaggio effettuato ci confortano e danno fiducia: testimoniano, infatti, in maniera significativa, come il pubblico ritenga parte integrante della propria cultura e delle proprie capacità emozionali la partecipazione ad eventi di musica e spettacoli dal vivo. Partendo da questo importante presupposto dovremmo, perciò, impegnarci a riprogrammare ed inventare nuove formule di partecipazione e di produzione artistica”.
Plauso all’iniziativa è stato espresso dal presidente dell’Agis, Carlo Fontana: “per prima cosa ritengo necessario complimentarmi con tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa ricerca. Un’indagine assolutamente meritoria che fotografa in maniera esauriente uno dei temi più cari a noi che operiamo nel settore dello spettacolo dal vivo. Tutti abbiamo vissuto in un clima di angoscia e preoccupazione gli ultimi mesi, ed il nostro settore, oltre ad aver subito ingenti perdite, è stato tra i primi a chiudere e tra gli ultimi a riaprire, peraltro con forti limitazioni. Venendo ai dati della ricerca non posso, anche con un po’ di sorpresa, che esprimere soddisfazione nell’apprendere quanto alta sia la voglia da parte del pubblico di tornare a frequentare gli spettacoli dal vivo. Tra i vari indicatori, tutti positivi, due quelli che colpiscono maggiormente: il 96% degli intervistati che hanno dichiarato di aver sentito la mancanza degli eventi dal vivo; ed il fatto che i dati riferiti alla Lombardia, particolarmente colpita dalla pandemia, siano in linea con quelli delle altre regioni”.